Potete scaricare le singole mappe tascabili qui di seguito e le tracce .gpx, a breve pubblicheremo una mappa cartacea con il percorso completo, che sarà possibile acquistare, inviandoci una mail a iscrizioni@scarponauti.it
Lungo questo itinerario campestre e fluviale, seguendo il corso del Mincio sino alla confluenza in Po, si attraversa la Riserva della Vallazza con la possibilità di esplorare la vicina fortezza franco-asburgica di Pietole e, tempo permettendo, il sito archeologico etrusco del Forcello di Bagnolo S.Vito. Proseguendo sull'argine si arriva alla proprietà nota con il nome di "Macchina Fissa", sede dell’associazione Reading Retreats in Rural Italy e casa di un maestro giardiniere che accoglie soci e camminatori o ciclisti provenienti da tutto il mondo per rilassarsi in un ambiente rurale. Arrivo a Governolo nel pomeriggio e aperitivo presso la suggestiva conca di navigazione del del XVI secolo, ospiti dell’ accogliente Ostello dei Concari - cena e pernottamento con prodotti tipici della cucina dell’Ostello.
Lunghezza: km 21 - tempi: ore 5,00 complessive
Terreno: pianura, campagne, argini rive fluviali.
Bosco Virgiliano
Il Bosco Virgiliano è un parco pubblico progettato e realizzato nel 1930, in occasione del bimillenario della nascita di Virgilio, da Giuseppe Roda, architetto di giardini e parchi per i Savoia, già attivo a Mantova. Roda volle ricreare un giardino boscoso destinato al diletto e all'ozio così come si usava nell'antica Roma. Il lungo viale d’accesso, fiancheggiato da un doppio filare di pioppi cipressini, raggiunge un grande piazzale circolare, destinato ad ospitare “spettacoli storici e patriottici”, dal quale parte una rete articolata di vialetti. Il piazzale, al cui centro si trova il busto di Virgilio, è fiancheggiato, da un lato da un bosco e dall'altro da un labirinto vegetale, un piccolo stagno, un “pomario” e una vigna. Ciascuna pianta messa a dimora all'epoca era citata nei testi di Virgilio ed era accompagnata da una targhetta con la denominazione latina e il brano letterario corrispondente. Oggi il Bosco Virgiliano è il parco più esteso della città.
BOSCO VIRGILIANO | I Luoghi del Cuore - FAI
Parco Museo Virgilio a Pietole
Il Forte di Pietole si trova nel Comune di Borgo Virgilio in località Pietole (prima chiamata Andes, luogo di nascita del poeta Virgilio, che qui possedeva le terre di famiglia), un piccolo abitato con una pieve romanica e alcune case, raso al suolo in epoca napoleonica per costruire il Forte. Qui con il Mons Virgilii la natura ha regnato incontrastata fino alla costruzione del manufatto bellico, per quindi tornare protagonista indiscussa con gli anni dell’abbandono fino ad arrivare al giusto equilibrio con l’opera dell’uomo al compimento del recupero della struttura.
Il Forte era deputato alla difesa della città di Mantova e alla protezione del sistema che consentiva di allagare la valle del Paiolo con le acque del fiume Mincio, presidiando con un bacino inondabile anche l'intero fronte sud della piazzaforte. Fu costruito su un tracciato "a corona asimmetrica" che protegge la piazza d'armi centrale, separata da un fossato inondabile da rivellini, da controguardie e da altre strutture difensive esterne, secondo i principi di costruzione delle fortificazioni cosiddetti “alla moderna”. Questa struttura articolata è costituita da numerosi livelli di difesa, bastioni, terrapieni, fossati umidi e secchi, gallerie di controscarpa, strade coperte, casematte: un insieme architettonico dove le tecniche costruttive sedimentate nel tempo ci consegnano spazi dotati di notevole suggestione e valore, immersi nel verde di un bosco di pianura di 33 ettari.
Riserva della Vallazza
Un piccolo porticciolo è il punto di partenza per escursioni guidate nell'area, raggiungibile a piedi anche da Bosco Virgiliano a Mantova. Nel sito sono presenti suggestivi sentieri che si immergono nella vegetazione e conducono al Forte di Pietole, uno dei più vasti baluardi napoleonici presenti nel Nord Italia.
A Sud un percorso ciclopedonale conduce, attraverso i campi coltivati a grano e foraggere, all'area archeologica etrusca del Forcello. Su questo percorso si trova una bella torretta che si eleva per circa 20 metri ed offre uno sguardo d'insieme sul territorio.
La Riserva Naturale Vallazza | Parco del Mincio
Sito Archeologico del Forcello
Il Parco Archeologico del Forcello sorge sopra i resti di un importante sito etrusco scoperto negli anni ’60 e ’70 del XX secolo da appassionati locali. Fu in seguito riconosciuto dal prof. Raffaele De Marinis come il primo abitato etrusco scoperto a nord del Po grazie alle iscrizioni in alfabeto e lingua etrusca e alle testimonianze di cultura materiale. Gli scavi archeologici condotti nel sito dal 1981 ad oggi dall’Università degli Studi di Milano, hanno portato alla luce una piccola porzione di questo abitato con una lunga sequenza stratigrafica, articolata in nove fasi insediative principali. L’abitato, che copre una superficie di circa 12 ettari su un dosso all’interno del bacino del Mincio, fu scelto dagli Etruschi per sfruttare le possibilità di approdo di imbarcazioni che risalivano l’Adriatico e il corso del Po. Per circa 150 anni il sito fu un importante centro di traffici commerciali con la Grecia e l’Europa centrale, come attesta la straordinaria ricchezza e varietà di reperti recuperati dagli archeologi in diversi anni di ricerche. L’abbandono del Forcello attorno al 388 a.C., in concomitanza con l’invasione dell’Italia settentrionale da parte di varie tribù celtiche, determinò la crescita dell’importanza di Mantova quale centro che rimarrà fortemente permeato della cultura etrusca fino alle soglie dell’epoca romana. Oggi il Parco si pone l’obiettivo di rendere fruibili al grande pubblico i risultati della ricerca archeologica mediante attività didattiche di laboratorio per l’utenza di età scolare e ricostruzioni sperimentali destinate ad eventi dimostrativi per adulti e bambini, quali le fornaci per la cottura delle ceramiche e la “Casa dei pesi da telaio”, la ricostruzione a grandezza naturale di un’abitazione etrusca scavata negli anni Ottanta. Per le scuole di ogni ordine e grado sono attivi laboratori che permettono di approfondire la conoscenza del lavoro dell’archeologo, la metodologia di ricerca stratigrafica e diverse attività legate alla vita quotidiana al tempo degli Etruschi. Inoltre, visitando il Parco nei periodi di apertura dello scavo, sarà possibile assistere al lavoro sul campo e di inventariazione dei reperti da parte dell’equipe di archeologi dell’Università degli Studi di Milano.
Parco Archeologico del Forcello
Stabilimento idrovoro della Travata - Chiavica
Lo stabilimento idrovoro la Travata è situato sull'ansa del fiume Mincio in prossimità del comune di Bagnolo San Vito. Eccezionale esempio di architettura industriale degli anni venti del '900, è un complesso di edifici con funzione di bonifica e controllo dell'irrigazione di un territorio agricolo di oltre 10000 ettari. Ci accompagneranno nella visita gli operatori del Consorzio di Bonifica Territori del Mincio che tutto l’anno monitorano l’andamento delle acque e si occupano del mantenimento dello Stabilimento.
La struttura principale è la centrale idrovora, eretta al di sopra del canale artificiale che accoglie le acque del fiume, regolate da un sistema di chiuse. Concepito in stile neorinascimentale ha un corpo centrale con eleganti archi in pietra bugnata e un muro in laterizio con piccole finestre rettangolari. Ai lati si sviluppano due padiglioni più alti a due piani, rivestiti per metà in pietra e per metà laterizio con finestre arcuate. All'interno ospita la sala macchine che contiene quattro pompe idrauliche Riva. La sala è ornata sulle pareti da eleganti arcate su pilastri decorati da motivi geometrici di sapore liberty, così come il pavimento a piastrelle romboidali. Sul fianco sinistro sorge la centrale elettrica dotata di cinque motori diesel della ditta Franco Tosi. L'edificio si compone di un nucleo rettangolare più basso, la sala macchine, con facciata identica all'impianto idrovoro e un'alta struttura posteriore a tre piani che ospita uffici e sale secondarie. La sala macchine è l'ambiente più affascinante del complesso, con le pareti scandite da arcate decorate con ricche cornici e cartelle di gusto neorinascimentale. Vicino alla centrale sorgono due edifici residenziali per gli operai.
Lo stabilimento idrovoro della Travata. | Evento FAI
Borgo di Governolo
Il nome deriva da Gubernulum ossia governo, e si riferisce al compito di regolazione delle acque del fiume Mincio, che il paese assume dal secolo XII con la costruzione della prima chiusa. Matilde di Canossa (secolo XI) fa erigere una delle sei torri di un'ampia fortificazione. Governolo, a partire dal secolo XII si pone come testa di un sistema difensivo di Mantova chiamato Serraglio: una cortina fortificata costituita da canali e fiumi. Il borgo di Governolo, fino al 1983, era diviso in due parti dal corso del Mincio che scorreva nell'avvallamento oggi adibito a parco pubblico. Le due parti erano distinte come Governolo di qua, oggi in comune di Bagnolo san Vito e corrispondente all'ambito della torre matildica, e Governolo di là, oggi in comune di Roncoferraro e corrispondente al centro abitato sulla sponda sinistra del Mincio. Governolo di qua aveva funzione amministrativa e politica ed era dominato dalla fortezza, e dalla chiesa della Compagnia del Perdono di Assisi. Governolo di là aveva funzione commerciale ed era caratterizzato, come oggi, da una fitta maglia di edifici porticati, disposti su stretti lotti gotici, allineati all'originaria sponda del Mincio. Nel 1848, il 24 aprile e il 18 luglio, Governolo fu teatro di due vittoriose battaglie risorgimentali tra piemontesi e austriaci in cui i bersaglieri sconfissero le truppe imperiali. In ricordo fu fondato il Battaglione Governolo dei Bersaglieri dell'esercito.
Museo Diffuso del fiume
Il Museo del Fiume – Conca del Bertazzolo nasce grazie collaborazione delle Amministrazioni Comunali di Bagnolo San Vito e di Roncoferraro, insieme a Regione Lombardia, per un progetto culturale nato, cresciuto e maturato negli anni scorsi nell’ambito del Museo Diffuso – Conca del Bertazzolo e del più vasto comprensorio dell’Ecomuseo della risaia, dei fiumi, del paesaggio rurale mantovano.
Sorge in fregio all’ex Conca di navigazione del Bertazzolo, sulla sponda sinistra del fiume Mincio, poco prima della sua confluenza nel Po, in località Governolo. Fa parte del comprensorio dell’Ecomuseo della risaia, dei fiumi e del paesaggio rurale mantovano, di cui è polo informativo.
Il percorso museale è costituito da pannelli esplicativi, da alcuni modelli in scala e da quattro video in lingua italiana e inglese, ha un taglio scientifico-didattico e racconta la storia del basso Mincio, una porzione di territorio che è sempre stata strategicamente importante per il controllo delle acque della città di Mantova. Si passa dall’abitato etrusco del Forcello (VI – IV secolo a.C.) al castrum di Governolo, dai progetti di Gabriele Bertazzolo (1570 – 1626), il più famoso degli ingegneri idraulici mantovani che qui operò per conto del Ducato gonzaghesco, all’attuale disposizione e funzionamento della Conca, che oggi come in passato rende possibile la navigazione fluviale, commerciale e turistica, del fiume Mincio, mettendo in collegamento i laghi di Mantova con il fiume Po ed il mare Adriatico.
Museo Diffuso Del Fiume - Conca del Bertazzolo
Macchina Fissa
Clark Anthony Lawrence è il fondatore dell'associazione. Originario di Manassas, in Virginia. Studiò architettura a Filadelfia per un anno, e poi si trasferì al College of the Atlantic. Nella primavera del 1994, Lawrence tornò in Europa e nell'estate del 1995 aveva sognato un'impresa piuttosto ardua: comprare una casetta su un'isola greca, sistemarla e aprire una specie di bed and breakfast per bibliofili. Nel dicembre 1995 Lawrence tornò in Italia (questa volta a Bologna) e presentò la sua idea di un ritiro di lettura al governo locale di Budrio. Carlo Pagani, un membro del consiglio comunale, era interessato e mise in contatto Lorenzo con il proprietario di un'imponente villa del XVII secolo, Palazzo Montefano, che era disposta ad affittare. I ritiri di lettura sono iniziati nel dicembre del 1996. Dall’ora l’associazione ha cambiato spesso sede, arrivando infine in un'ex stazione di pompaggio vicino al fiume Mincio a sud di Mantova.
Originariamente azionato da muli, nel XIX secolo fu aggiunto un nuovo motore a vapore in modo che i muli potessero riposare e le persone potessero costantemente aggiungere carbone o legna ai fuochi. Nel 1929 furono completate le nuove pompe e la stazione idrica di Bagnolo San Vito, e nel 1930 La Macchina Fissa non era più in uso. Un tempo qui vivevano cinque famiglie e la casa è stata divisa in modo ad hoc in appartamenti separati. Ancora oggi gli ospiti trovano facile perdersi nel dedalo di 20 stanze, scale e soppalchi.
Possibili varianti:
- In barca da Mantova sino a Pietole per il lago inferiore, indi a piedi sino a Governolo km 15 - 3,00 ore di cammino
- A piedi sino a Pietole da Mantova (km 8 - 1,30 ore di cammino ) + navigazione sino a Governolo
- In barca da Mantova sino a Governolo - 2,30 ore.
Compagnia di navigazione:
Motonavi Andes Negrini Mantova - 0376322875 - 0376360870 - Fax: 0376 322869 -
Motonavi Andes Negrini | Mantova - E-mail: andes@motonaviandes.it - Whatsapp: 331.2207731
Posto tappa: A Governolo - Ostello dei Concari (***) con cucina locale e su richiesta trasporti sino a S.Benedetto Po, posto sulla antica conca fluviale di collegamento tra Mincio e Po in luogo suggestivo- info@ostellodeiconcari.com – resp. Nicola Stabili 329.2185658
Da Governolo si può raggiungere Revere attraverso il percorso sinistra Po che più velocemente attraversa Sustinente, Serravalle a Po, Ostiglia e Revere. La variante è stata studiata anche per collegare il percorso dell'Oltrepo' con la direttrice Ferroviaria.
Lunghezza: 20 km - Dislivello: 100 mt circa - Tempi: 3,00 ore + soste
Difficoltà: facile
Terreno pianeggiante in buona parte su carrarecce e in parte su strade secondarie e solitarie a basso traffico e piste ciclabili.
Santuario Beata Vergine della Comuna
Fino al 1784, come l'intera parrocchia di Ostiglia, il santuario era soggetto al vescovo di Verona, che vi effettuava periodiche visite; l'allargamento dei confini del territorio gonzaghesco fino al corso del Tartaro, nel momento di trapasso dalla signoria degli Scaligeri al dominio della Serenissima, non fu, infatti, accompagnato da analoga modificazione dei limiti della diocesi.
Il santuario fece quindi per secoli da centro di coagulo della devozione popolare sia per le genti della bassa pianura veronese sia per i paesi attigui del Mantovano e del Rodigino, ed ancor oggi svolge questa funzione. Prima di essere interamente ricostruito nelle forme che oggi ammiriamo, esso era designato con la denominazione di Oratorio della Beata Vergine del Cason. Alle sue origini troviamo, come per molti altri santuari, un'apparizione. La tradizione racconta infatti che ad una pastorella, muta dalla nascita, si manifestò la Madonna, sospesa in una nuvola di luce sopra un salice, che le donò la parola ed espresse la volontà di essere venerata in quel luogo. I numerosi prodigi che seguirono l'apparizione fecero sì che venisse qui costruito un luogo di culto. I resti di un affresco di modesta fattura, ancora visibile sulla lunetta dell'antica porta - raffigurante San Martino che dona il proprio mantello al povero - nonché una Madonna fra i santi Antonio e Lucia, opera strappata dalla parete interna e ora collocata nel presbiterio, rimandano appunto alla prima costruzione.
Su quest'edificio, ormai inadeguato rispetto all'importanza assunta dal santuario come luogo di devozione mariana, s'intervenne nella prima metà del XVI secolo, per costruirne uno nuovo nelle eleganti forme che si possono ancora vedere. Nel 1533, come riferisce Caiola nel suo Ostiglia nella storia, dopo aver ottenuto l'assenso del vescovo di Verona, Gian Matteo Giberti, si diede inizio ai lavori, che furono conclusi senza difficoltà.
La stessa intitolazione del santuario da allora mutò in Madonna della Comuna, perché soggetto al comune, che intervenne cospicuamente nelle spese assieme a molti anonimi devoti. Tutto avvenne inoltre a protezione di Federico II Gonzaga, il cui nome appare inciso - ma forse si tratta di un'iscrizione non coeva - sullo stipite sinistro del portale d'ingresso:
ANNO MDXXXIII / REGENTE / DIVO / FED. GONZ. / II MANTVAE / MARCH. V / DUCE I / S. V. MARIAE / DICATU
(Anno 1533, sotto il governo di Federico II Gonzaga, marchese di Mantova e primo duca, consacrato a S. M. Vergine)
Santuario della Beata Vergine Maria della Comuna | Diocesi di Mantova
Palazzina Mondadori
La Palazzina Mondadori ad Ostiglia, in tipico stile Liberty, sede della prima tipografia di Arnoldo, oggi restaurata e parte di un Accordo di Programma con la Regione Lombardia, valorizza i natali di Arnoldo Mondadori ospitando la sua Biblioteca personale e privata composta da circa 1.000 libri, in parte autografati dagli autori stessi.
Presso la Palazzina vi sono pure aule didattiche, multimediali e salette espositive.
La Palazzina ha come ulteriore scopo la promozione della lettura e, in collaborazione con la Fondazione Mondadori, è sede di mostre incentrate sulle figure delle Famiglie Mondadori e Monicelli in occasione dell’annuale Concorso “Premio Ostiglia Arnoldo Mondadori - Un Libro al Cinema”.
L’approdo all’attività editoriale vera e propria fu con la pubblicazione nel 1912 di Aia Madama, considerato tradizionalmente come il primo volume pubblicato da Mondadori, un libro di racconti ed usanze popolari del letterato ostigliese Tomaso Monicelli, padre del noto regista Mario Monicelli, divenuto amico e collaboratore prezioso di Mondadori il quale ne sposò la sorella Andreina nel 1913.
Il piano terra è adibito a sede delle Scuole di Musica e di Poesia.
Il Museo Diffuso del Risorgimento a Ostiglia
Nell’800 Ostiglia ebbe parte al movimento risorgimentale anche se il suo territorio non fu teatro di scontri; la sua posizione geografica sul Po, la vicinanza di più province appartenenti a stati diversi, favorì il suo incontro con la causa risorgimentale.
Dapprima si formò un comitato costituito da Bernardino Ghinosi, Francesco Faccioli, Carlo Porta, Giuseppe Martini, Francesco Olione e don Luigi Schiappadori, curato.
Come detto più sopra, il paese nel 1848 ospitò le truppe pontificie del generale Durando, giunte in soccorso dei Piemontesi nella I Guerra d’indipendenza, truppe che parteciparono alla battaglia di Governolo. In quell’occasione, ruolo importante nella cura dei feriti fu svolto dall’Ospedale di Ostiglia, come risulta dalla documentazione archivistica.
Fu così che anche in Ostiglia si vendettero cartelle del Prestito Mazziniano ad illustri personaggi, spesso benefattori e partecipi della rinascita ostigliese, quali Bernardino Ghinosi.
MUSEO DIFFUSO DEL RISORGIMENTO
Riserva Naturale Isola Boschina
L’Isola Boschina occupa una superficie di circa 37 ettari nell’alveo del fiume Po tra i Comuni di Ostiglia e Revere. Questo particolare habitat diventa riserva naturale negli anni ‘80 per tutelare i lembi di bosco planiziale ed il complesso ottocentesco costituito da una villa e dal vicino fabbricato rurale. L’isola Boschina è stata riconosciuta come Sito di importanza comunitaria (SIC) ed inserita nella rete europea di aree protette denominata “Natura 2000”. All'interno della riserva sono state infatti individuati due habitat di interesse comunitario: - la “Foresta mista di quercia, olmo e frassino” - le “Gallerie di salice bianco e pioppo bianco”. Nei periodi di magra del fiume è possibile accedervi percorrendo l’argine maestro alle spalle di Ostiglia fino al ponte ferroviario, dopo il quale una strada sterrata scende a destra verso la zona golenale.